The Giver

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Oggi ho voglia di condividere un’opinione e un consiglio di lettura di un libro forse troppo poco conosciuto in Italia, ma che, a mio parere, meriterebbe più attenzione, perchè tratta temi profondi in maniera diretta e delicata allo stesso tempo. Ormai siamo abituati alle distopie, ma, distratti da quelle storie crude e avventurose che ormai popolano gli scaffali di tutte le librerie, forse non ci ricordiamo più quale sia l’origine di questo genere e quanto in realtà possa essere motivo di riflessione piuttosto che lettura di semplice svago.

Quindi, condivido questo consiglio di lettura con tutte le informazioni necessarie, sperando di invogliare qualcuno ad avvicinarsi a questo libro (e, magari, a tutta la serie che lo segue), perchè meriterebbe molta più attenzione.

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Lois Lowry, The giver (il donatore), Giunti Y, 2010

Trama: Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non esistono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Ma per ottenere questo risultato, gli uomini hanno eliminato tutto quello che può causare dolore, o, più semplicemente, che può disturbare questa perfetta quiete, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni, il tempo atmosferico e i colori. La comunità segue regole precise e rigide: nessuno decide il proprio consorte, la casa, la famiglia né il lavoro, ogni unità familiare è meticolosamente assemblata e i bisogni di tutti equamente soddisfatti dal comitato. Tutti seguono senza porsi domande il  modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte o profondità emotive, ma neppure a incertezze o rischi. Ogni membro della Comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Consiglio degli Anziani nella Cerimonia annuale di dicembre, più precisamente nella cerimonia dei Dodici, in seguito al compimento dei dodici anni. In quella cerimonia, Jonas viene incaricato di custodire le Memorie dell’Umanità. Egli dovrà ricevere le memorie dal “Donatore”, provando sulla propria pelle un terribile e misterioso dolore, sensazioni che nessun altro membro della comunità potrà mai conoscere. Scoprirà così che la strada verso la conoscenza è un cammino dal quale non si può fare ritorno.

 Recensione personale:  Più o meno a tutti è capitato almeno una volta di chiedersi se il mondo perfetto può esistere veramente. E tutti probabilmente, con maggiore o minore grado di sicurezza, si sono dati la stessa risposta: no. Eppure, le prime pagine di questo libro sembrano descrivere la società perfetta: non esiste più la povertà, tutti sono uguali e persino malattie e dolore sono stati sconfitti definitivamente. È un’utopia, direte voi. Nossignori, questa è una distopia, anzi una signora distopia. Una distopia mascherata da mondo utopico…vi starete chiedendo com’è possibile. Non sarà difficile capirne il motivo, andando avanti nella lettura e scoprendo un mondo che, in realtà, è degno dei peggiori incubi di Orwell, anzi, forse, li supera persino. Un mondo in cui tutto è controllato e pianificato in maniera talmente rigida da impedire persino l’amore. Basta pensare che le famiglie nascono per imposizione dall’alto, infatti ogni coppia (anzi, ogni unità genitoriale) si vede assegnare un bambino e una bambina di cui prendersi cura e che, una volta adulti, formeranno a loro volta un nucleo familiare e non avranno più a che fare con loro in alcun modo. E, come l’amore, tutti i sentimenti sono ugualmente banditi, sia dal vocabolario, in quanto concetti troppo vaghi, così come i rischi, sia dalla vita quotidiana, in quanto disturbatori della quiete della comunità. Gli abitanti di questo mondo conoscono solo ciò che è sicuro, non esistono incertezze e dubbi, non esiste nulla che possa disturbare la loro quiete. Jonas vive in un mondo irreale, artificiale, creato da uomini che, pur di ottenere una vita priva di ogni fastidio, hanno rinnegato la natura, uniformando per l’eternità persino il tempo atmosferico, eliminando le stagioni e, cosa ancor più inquietante, persino i colori.

Dalla penna di una scrittrice creativa e visionaria nasce un mondo che scardina tutte le nostre certezze. Appena chiudiamo il libro, cerchiamo di convincerci che un mondo così non sarebbe mai possibile. Chiudendo gli occhi, possiamo provare ad immaginare il mondo di Jonas, così come immaginiamo i mondi fantastici e gli universi paralleli delle opere fantasy e fantascientifiche. Ma non potremo mai vederlo dai suoi occhi, perché non si può non possiamo immedesimarci nel punto di vista di una persona per cui questo mondo è assolutamente normale, perché a noi questo mondo sembrerà sempre assurdo.

Per questo ci sentiamo sollevati quando Jonas, al compimento dei 12 anni si vede assegnare la carica di Accoglitore. Accoglitore è colui che raccoglie i racconti della comunità, e, soprattutto, delle comunità passate, per conservarne la memoria , tenendoli però nascosti al resto della comunità. E, per farlo, Jonas deve conoscere i racconti del passato dalla voce del Donatore, cioè l’Accoglitore precedente che gli trasmette tutta la sua conoscenza. E proprio questi racconti ci fanno sentire sollevati, perché queste parole ci restituiscono il nostro mondo, quello che noi conosciamo. Un mondo che conosce dolore e malattia, ma conosce anche i sentimenti, soprattutto l’amore che unisce le famiglie, facendo convivere l’una accanto all’altra più generazioni, mentre nel mondo di Jonas non esistono nemmeno i nonni, poiché gli anziani vivono in un luogo separato pensato apposta per loro, dove vanno tutti i genitori quando i loro figli diventano adulti. Un mondo così, Jonas non riesce nemmeno a immaginarselo…eppure ne sente la nostalgia, pur non sapendo nemmeno cosa sia, poiché, come tutti i sentimenti, essa è vietata e non dovrebbe nemmeno esistere. Ma, anche nel mondo perfetto, qualcuno può sognare un altro mondo, avere nostalgia di un altro tempo, e per Jonas è così. Questa tensione verso qualcosa che non ha mai conosciuto e non riesce nemmeno ad immaginare precisamente avvicina Jonas a quei tormentati eroi romantici che popolano i romanzi dell’ ‘800 e tutti i libri di letteratura. Ma questa storia ha ben poco di romantico, con loro Jonas condivide solo questo grande tormento. Chi considera le distopie e la fantascienza in generale solo un genere di evasione, uno svago semplice, si ricrederà leggendo questo libro. Jonas non ha nulla da invidiare a quei personaggi quasi monumentali che rendono indimenticabili i cosiddetti romanzi impegnati. E Lois Lowry non è certo un’autrice che scrive per tranquillizzare i lettori, altrimenti non ci si spiegherebbe la quantità di censure subite da questo libro negli USA, al punto da proibirne la lettura nelle scuole per diverso tempo. Fatto questo comunque difficile da spiegare, dal momento che questo romanzo certo non ha nulla che possa offendere la morale o segnare per la vita gli stomaci deboli.

Jonas ci fa riscoprire chi sono gli eroi: non coloro che compiono imprese straordinarie, ma le persone che sanno vivere straordinariamente la vita di ogni giorno. Ed è proprio quello che lui riesce a fare, soprattutto quando la sua strada incrocia quella di Gabriel, un bambino troppo debole e inquieto per poter essere accettato da quella società idealmente tirannica. Questo incontro di destini sarà all’origine della scelta di Jonas, che non si sente più a casa in un mondo perfetto ma senza cuore. Jonas preferirebbe cercare un mondo in cui le persone soffrono ma sanno anche soffrire per gli altri.

La storia di Jonas è sicuramente una distopia, ma chiamarla semplicemente così sarebbe riduttivo. Si potrebbe anche definirlo romanzo di formazione, racconto introspettivo e in tantissimi altri modi, ma nessuno basta da solo per definire questo romanzo, immeritatamente ignorato qui da noi. Nessuna sinossi, nemmeno la più dettagliata, e nessuna recensione, nemmeno la più appassionata, può bastare per capire fino in fondo quello che questa storia è veramente. Spesso si dice che per capire veramente certe cose bisogna conoscerle: anche per questo libro è così. Preparatevi a scoprire una storia che lascia il segno e un’autrice che non conosce vie di mezzo: diventerà una pietra miliare tra le vostre letture oppure vi lascerà sconvolti definitivamente. Ma di sicuro non potrete rimanere indifferenti.

 

 

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